Artisti: le Biografie




Martino Longhi (il vecchio)


LONGHI (Lunghi, Longo), Martino, il Vecchio.
Nacque a Viggiù, presso Varese, nel 1534, secondo lo Stato delle anime della parrocchia di S. Stefano, del 30 ottobre 1574 (in Frigerio - Galli), che attesta la presenza di "messer Martino, Architetto, capo di caxa, di anni 40".

stemma

Stemma della famiglia Longhi
Foto di Gottardo Ortelli tratta da "i Longhi, una famiglia di architetti..."
edizioni clup - giugno 1980
Tutte le immagini in b/n di questa pagina, ove non diversamente specificato, sono tratte dal libro citato.
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Figlio di Francesco detto "il Bravo” e di Eleonora Buzzi, nel 1567 sposò Elisabetta Olgiati di Andrea da Ligornetto, da cui ebbe Onorio Martino, Decio Leonoro, Antonio Simone e, per ultima, Eleonora.
Negli anni antecedenti il 1566 ebbe una figlia "spurie", di nome Maddalena, a cui rimase sempre legato, citata nei testamenti dell'11 gennaio 1567 e del 10 marzo 1572 (ambedue in Galli - Lerza).

firma

Firma di Martino il vecchio

Fu architetto di rilievo nella Roma del secondo Cinquecento, dove si stabilì definitivamente dal 1573 in qualità di architetto papale.

Studi recenti hanno rivalutato il ruolo del Longhi evidenziandone la portata nell'ambito delle evoluzioni stilistiche dell'architettura postridentina.
I punti di maggiore interesse sono i caratteri distintivi, rispetto alle opere precedenti, che segnano i passaggi nel filone sintetista sangallesco (derivato cioè dall'architettura di Antonio da Sangallo il Giovane) a partire dallo sviluppo che il Longhi seppe dare a un sistema già noto come "ordine a fasce".

Hohenems

a) Progetto per la casa di piacere degli Altemps a Hohenems, pianta del secondo piano - 1566
b) Progetto per il Palazzo Altemps a Hohenems, pianta del terzo piano - 1567
c) pianta del piano terreno - 1652
d) pianta del secondo piano - 1567

Fedele alla consolidata tradizione cinquecentesca, il Longhi svolse una propria linea evolutiva tesa a valorizzare la declinazione della tendenza sintetista estranea tanto ai canoni classici quanto a quelli manieristi, alieno all'altra ricerca seguita da molti suoi contemporanei romani, più legati alle citazioni stilistiche michelangiolesche.

A soli 27 anni si trovava a lavorare a Ems, l'odierna Hohenems, in Austria, per i fratelli Marco Sittico e Iacopo Annibale Altemps.
Qui aveva ricevuto l'incarico di restaurare il castello medioevale, sulla rocca, nonché di progettare il nuovo palazzo, la casina delle delizie e i giardini all'italiana.
Il castello restaurato doveva ospitare la novella sposa di Iacopo Annibale, Ortensia Borromeo, sorella di Carlo, mentre il palazzo fu edificato per volere di Marco Sittico dopo la nomina a cardinale, avvenuta nel 1561.

firma

Palazzo Altemps a Hohenems, veduta generale.

Il palazzo, collocato ai piedi della rocca, è negli elementi essenziali il prototipo di quelli che il Longhi avrebbe realizzato a Roma.
Nella planimetria egli scelse una tipologia a U, con l'inserimento del cosiddetto "muro ombra" che gli consentiva di chiudere il cortile sul lato verso la rupe, mentre nella facciata, molto lineare, realizzò due torri d'angolo di pianta quadrata, dal significato più rappresentativo del potere del cardinale, che difensivo.

I disegni autografi del Longhi sono conservati nel Vorarlberger Landesarchiv a Bregenz (pubblicati in Bertsch).
Nel cortile emerge la preferenza del Longhi per la parasta come elemento caratterizzante l'ordine architettonico, in luogo della semicolonna.
Il progetto originario prevedeva due ordini sovrapposti, tuscanico al primo piano e ionico al secondo, realizzati con modanature in rilievo e coronati al terzo piano da un attico ripartito a fasce.
Allo stato attuale, le paraste e le decorazioni dei piani secondo e terzo sono quelle dipinte da H. Noppis von Sulz nell'opera di completamento del cortile apportata nei primi decenni del XVII secolo sotto il conte Kaspar Altemps.

S. Maria dell'Orto

Facciata di S. Maria dell'Orto (disegno di G. B. Falda 1665).

Un progetto su scala urbana come quello richiesto e progettato dal Longhi presupponeva un'adeguata esperienza nonché un consolidato rapporto con una prestigiosa committenza quale quella degli Altemps.
Si pone qui la questione della formazione del giovane Longhi, su cui incise la tradizionale attività di estrazione e lavorazione di pietre e marmi che vantava da secoli la zona del Viggiutese, in Valceresio; attività che aveva già favorito la nascita di numerose maestranze di scultori e architetti, organizzati non più in corporazioni medioevali ma secondo "imprese" familiari, le quali operavano nelle valli varesine, comasche, nel Ticinese e presso il lago di Lugano.
Nella stessa Roma risiedeva la Compagnia di Roma di Viggiutesi di cui il Longhi divenne la personalità più in vista.

Villa Mondragone

Veduta della Villa Mondragone
dopo i lavori voluti da Scipione Borghese (inc. J. Kircher - 1671).

Non minore rilievo ebbe nella crescita professionale del Longhi l'influenza delle casate più illustri dell'alto Milanese, gli Altemps in primis, e i Borromeo, imparentati fra loro, e che tanta importanza ebbero come committenti nella sua attività.
Le realizzazioni di Hohenems furono influenzate con una certa probabilità dai modelli di ville cinquecentesche dell'alto Milanese, quali villa Cicogna-Mozzoni a Bisuschio e villa Medici di Marignano a Frascarolo, concepite secondo l'ideale umanistico dell'otium e del nuovo rapporto con la natura.

Villa Mondragone

Villa Mondragone - Rilievo della facciata (di C. Perna).

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Villa Mondragone

Villa Mondragone - foto recente - autore ignoto.

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Villa Mondragone

Villa Mondragone - foto recente - autore ignoto.

Tra il 1567 e il 1574 lavorò a Viggiù, nelle chiese medioevali di S. Martino e S. Stefano, apportando modifiche conformi ai canoni che dalla conclusione del concilio di Trento, nel 1563, dettarono le regole anche in campo architettonico, e che videro in Carlo Borromeo il più autorevole promotore.

Entrambe le opere sono esempi ante litteram del trattato del cardinale Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiasticae libri II, del 1577.
In seguito alle visite a S. Martino, nel novembre 1567, di G.B. Castano, delegato di Borromeo(1), venne disposto il restauro della chiesa e al 17 luglio 1568 risale la stipulazione del contratto per costruire la nuova cappella secondo il disegno del Longhi(2).
È verosimile l'ipotesi che durante il restauro sia stata presa la decisione di demolire la vecchia abside in degrado e di ampliare l'area presbiteriale, costituita da una tribuna di pianta quadrata coperta a crociera.
Oltre che per il restauro e per l'ampliamento longhiano, la chiesa è importante per essere divenuta cappella della famiglia Longhi, il cui stemma, un castello con mura merlate provvisto di due torri, compare presso l'ingresso e all'interno.

Facciata e Campanile della Chiesa Parrocchiale

Facciata e Campanile della Chiesa Parrocchiale di Viggiù visti da viale Milano
foto di Francesco Rizzi

Della vicina chiesa parrocchiale di S. Stefano, il Longhi realizzò il portico antistante in luogo di un dirupo, il campanile in testa alla navata destra, e l'altare maggiore.
Il Longhi dimostra una certa maturità e autonomia dal rigore classicista tali da fargli adattare il nuovo portico alla facciata preesistente, sacrificandone una perfetta ortogonalità alle esigenze strutturali, mentre riquadra con definizioni a fasce il campanile, costituito da blocchi volumetrici giustapposti in altezza, evidenziati da fasce elementarizzate.

Palazzo Cere

Pianta del Palazzo del Duca di Cere alla Fontana di Trevi (P. Ferrerio 1670).

Dal settembre 1568 fino al 1572 è documentata la sua presenza a Bosco Marengo, dove fu chiamato per volere di Pio V.
Presso questa fabbrica ebbe l'occasione di entrare in contatto con architetti quali E. Danti, che fu il progettista, G. Della Porta e G. Lippi, più noto come Nanni di Baccio Bigio.
Nonostante non siano ben chiari i rispettivi ruoli, sicuramente a partire dal febbraio 1569 sarebbe stato il Longhi a sostituire Danti come architetto papale(3).

Villa Mondragone

la facciata dello stesso palazzo nella "pianta prospettica di Roma" di A. Tempesta - 1593.

Nelle opere successive, attraverso il recupero e la valorizzazione dell'ordine a fasce, il Longhi tese a interpretare questo elemento formale sintetico mediante l'articolazione di diversi sintagmi, come intelaiatura sorreggente: un mezzo espressivo, questo, che riveste tanta importanza nell'architettura di fine Cinquecento e primo Seicento non solo a Roma, ma anche a Milano e in tante altre città italiane.

I primi interventi romani del Longhi si rivolsero principalmente all'edilizia civile, mentre quella religiosa lo vide impegnato dal 1581, nella fase più matura.

Villa Mondragone

Anonimo rilievo della facciata interna del Palazzo Cesi
(prima metà del XVII sec - Fondo Boncompagni-Ludovisi).

Tra le prime esperienze va annoverata la ristrutturazione di palazzo Cesi in Borgo Vecchio, voluta da P.D. Cesi, di datazione compresa tra il 1570, anno della nomina del committente a cardinale, e il 1577, data della pianta prospettica di E. Du Pérac e A. Lafréry con il palazzo già ristrutturato.
Nonostante la demolizione del lato destro nel 1939 per la nuova sistemazione dei Borghi, e lo spostamento del portale dalla originaria posizione, corrispondente alla quinta campata da destra, alla quarta, è tuttavia possibile, grazie al disegno di un particolare del prospetto(4), apprezzarne la scansione operata da fasce verticali binate e fasce orizzontali sottolineate da marcapiani.

Palazzo di Ceri

Facciata del Palazzo di Ceri (P. Ferrerio 1670).


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LONGHI, Martino, il Vecchio
di Gianluigi Lerza - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)
https://www.treccani.it/enciclopedia/longhi-martino-il-vecchio_(Dizionario-Biografico)



Note

(1) Milano, Arch. stor. diocesano, X, Arcisate, voLonghi 25, q. 5, f. 5v, 1567
(2) Arch. di Stato di Milano, Notarile, pz. 12283
(3) Arch. di Stato di Alessandria, Notarile, Notaio Antonio Fassolus, filza 581, 1569, 18 maggio e 17 agosto
(4) Roma, Accademia di S. Luca, Fondo Mascarino, n. 2401



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Edit e note by tasa 06-2021





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