a2) Le vetrate di Aligi Sassu
Aligi Sassu
1912-1927
Aligi Sassu nasce a Milano il 17 luglio 1912 da padre sardo e madre emiliana.
Dal 1921 trascorre alcuni anni della sua infanzia a Thiesi (Sassari) con la famiglia, per ritornare definitivamente a Milano qualche anno più tardi.
Nel 1925 lavora come apprendista presso la litografia milanese La Presse.
Nel 1926 lavora con un artigiano a decorazioni murali, impratichendosi nelle tecniche pittoriche.
Frequenta i corsi serali dell’Accademia di Brera e coltiva la passione per la letteratura frequentando le biblioteche milanesi, particolarmente attratto da testi e riviste futuriste.
In seguito alla lettura del libro Pittura e scultura futuriste di Umberto Boccioni, acquistato all’età di quindici anni, approfondisce la ricerca pittorica in questa direzione.
L’avvicinamento al movimento avviene insieme all’amico Bruno Munari, con il quale decide di presentarsi all’incontro che Filippo Tommaso Marinetti aveva organizzato con alcuni artisti all’Hotel Corso di Milano.
Nel novembre-dicembre partecipa alla "Mostra dei trentaquattro pittori futuristi" alla Galleria Pesaro di Milano con l’opera La madre. È allora che va costituendosi il nuovo gruppo futurista milanese con Munari e, appunto, Sassu tra i promotori.
1927-1999
... (omissis)
2000
L’artista si spegne a Pollença (Maiorca) nel giorno del suo ottantottesimo compleanno (17 luglio 2000), le sue ceneri riposano presso l’Oratorio di San Giuseppe a Vezia.
(vedi la biografia completa su www.adhikara.com)
Altre informazioni ai seguenti link
Aligi Sassu su Wikipedia
Aligi Sassu su SetteMuse.it
Aligi Sassu su AmiciAligiSassu.it
Le vetrate della Chiesa Parrocchiale
Nel 1955 venne chiesto ad Aligi Sassu di realizzare un bozzetto per la Chiesa Parrocchiale di Viggiù per onorare il protomartire Stefano a cui la chiesa è dedicata. Le spese vennero sostenute dalla famiglia del Cav. Colombi.
La vetrata dedicata a Santo Stefano protomartire
Il cartone e successivamente la vetrata erano per la lunetta del matroneo ove è posizionato l'organo.
Al centro della composizione è Santo Stefano, di maggiori dimensioni rispetto alle altre figure, quasi a sottolinearne l'importanza.
Sulla destra si vedono tre figure che lanciano sassi (S. Stefano fu lapidato!) mentre sulla sinistra si notano un quarto carnefice, un uomo che regge un mantello rosso e, in basso, la madre di Stefano che assiste al supplizio.
Forse la figura col mantello rosso sul braccio rappresenta il giovane Saul (poi San Paolo) ai cui piedi, si racconta, fu posto il mantello del martire.
Oltre l'aureola di santità è posta una colomba simbolo dello Spirito Santo.
Il bozzetto diverrà vetrata nel 1957 (nella bottega di Lindo Grassi di Milano).
Dopo 4 anni (1961) vengono realizzati gli studi per le vetrate della navata centrale e di quella destra della chiesa.
Vengono donati dal conte Mario Augusta e dai fratelli Domenico e Corrado.
In onore di Domenico Augusta è realizzata una vetrata dedicata a San Domenico, fondatore dei Domenicani.
Contrapposto a questo santo, sulla navata destra, viene posizionata la vetrata dedicata a San Tommaso d'Aquino (anch'egli domenicano).
San Tommaso è raffigurato all'interno di un edificio in stile romanico con volte a crociera che richiamano le ampie maniche dell'abito monacale del santo.
Spicca nella composizione il libro rosso che richiama la vasta produzione di opere scritte dal santo.
La vetrata dedicata a San Tommaso d'Aquino
Sulla parete sinistra segue la vetrata dedicata a Santa Maria Goretti, vittima di un tentato abuso sessuale, uccisa a coltellate dal suo aggressore nel 1902.
La figura si staglia in mezzo ai gigli, da sempre simbolo di purezza e forma di giglio ha anche il sole che la incorona.
La vetrata dedicata a Santa Maria Goretti
Di fianco, la vetrata successiva è dedicata a Santa Teresa d'Avila.
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