7. Il Mal stare di Viggiù - doc. 2




Il secondo documento è del 27 giugno 1647 e riguarda il censo dei sale.
È ancora una lettera che il Presidente ed i Maestri delle Regie Ducali entrate ordinarie dello Stato di Milano inviano al Governatore Bernardino Fernandez de Velasco e Tovar, Contestabile di Castiglia.
Nel documento spiccano interessanti notizie risultanti dalla visita che fecero in territorio di Viggiù il 18 aprile 1647 il Questore Orrigoni ed il sindaco del Ducato Giulio Padullo.
Ne riassumiamo qualcuna, le altre si avranno leggendo il documento.

  • Viggiù in passato era tassato 152 staia di sale, ridotte in un primo tempo a 114.
    La Comunità non era però in grado di pagare poiché erano veramente troppo elevate.
  • Si fece presente che prima della peste sul territorio erano residenti 300 fuochi (famiglie anche patriarcali che vivevano attorno al medesimo focolare) che erano ridotti, a causa dell'epidemia a soli 130. (In altre parti si dice 140).
  • Delle 156 case esistenti 58 erano disabitate e ve ne erano anche di diroccate.
  • Dai boschi si poteva ricavare ben poco anche a causa del grande numero di lupi presenti.
  • Degli oltre 50 cavallanti che trasportavano calce ed altre merci ormai ne restavano solo 7. Si richiedeva perciò una ulteriore riduzione del censo del sale se non si voleva assistere ad una continua diminuzione di abitanti che erano costretti a spostarsi in territorio svizzero per sottrarsi ad un carico fiscale impossibile.

Ma gli stracci vanno sempre in aria e le bastonate sempre in basso.
Nella guerra tra poveri accadde che Cazzone, Saltrio e Cuasso si opposero alla richiesta di riduzione. Il tempo rese un minimo di giustizia a Viggiù, e nonostante l'opposizione, dal 18 ottobre 1647 il censo del sale di Viggiù venne ridotto da 114 a 90 staia.

Riportiamo ora il secondo documento.

2º DOCUMENTO

LETTERA DEL PRESIDENTE DELLE REGIE ENTRATE ORDINARIE FRANCESCO CASANOVA

1647, giugno 27 L'anno 1643 gli Agenti della terra di Viggiù Pieve di Arcisate, sendo d'ordine nostro stati avisati a pagare il debito de' carichi che tenevano verso il Commissario del Ducato sotto pena d'esecutione reale e personale, attesa la relatione fattaci dal Vicario del Seprio sopra la remitenza di detta terra raccorsero da noi con loro memoriale rappresentandoci il stato di detta terra, per far conoscere che il non pagare non proveniva da remitenza, ma bensì da impotenza, e dissero detta Terra essere situata in luogo montuoso, confinante al Paese dei Signori Svizzeri circa un miglio, non haver transiti né passaggi de forestieri, né traffichi per acquistarsi giornalmente qualche denaro, ma tenere il puro lavorerio de terreni, le terre lavorative essere per la maggior parte cattive, poco fruttifere et coltivarsi con grandi spese et fatiche, et il maggior nervo consistere in boschi, selve et brughiere; le famiglie che altre volte erano di circa 140 essere all'hora ridotte alla metà e con poco numero di persone le quali non arrivano al numero di 800 fra uomini, donne e figli piccoli e grandi.

Il territorio essere di circa 8000 pertiche; Haveva 114 stara di sale et per essi concorreva effettivamente a tutti gli alloggi et carichi; et per essere maggior estimo delle terre circonvicine sempre toccargli 1'officiale maggiore.
Trovansi con molti debiti de censi et redditi constituiti verso diverse persone et per danari pigliati in prestito, che la somma arrivava a più di lire settantamille.

Dal che supponevano conoscersi la loro impossibilità di pagare causata dalla desolazione in che si trovava detta terra per l'insopportabile tassa delli stara di sale et che se bene l'anno antecedente havevano dato intentione al detto Vicario del Seprio di fare qualche imposta per pagare qualche somma sperando di fare qualche raccolto di seta et vino (stando che di grani et fieno non si suoleva raccogliere la metà del bisogno del consumo delli habitatori) ciò essergli riuscito vano per i mali influssi del tempo, per non essersi fatta la sesta parte della seta et vino che si suoleva fare ordinariamente in altri tempi, et soggionta dimostratione, per far conoscere che le altre terre di detta Pieve havevano maggior quantità di territorio et maggior numero di persone, e poca quantità di stara di sale in comparatione della detta terra di Viggiù, ci richiesero a provedere all'imminente dessolatione di detta terra con non sforzare gli habitatori a cose impossibili, e con fare ridurre le stara di sale a numero condecente e tollerabile in riguardo del Territorio, e numero delle persone, delegando perciò uno dei Questori nostro collega a pigliare le informationi sopra le cose esposte acciocché si potesse conoscere la verità et trovare il rimedio di ristaurare detta Terra.
Sopra di che con nostre lettere delli 9 Genaro di detto Anno 1643 incaricassimo alli Questori Orrigone et Pirovano Delegati sopra la riforma delli stara di sale del Ducato, che quanto prima proponessero nel Magistrato la detta causa per poter provedere all'indennità dei suplicanti.

Con altro memoriale ci replicarno li detti Agenti che la causa della riforma generale delli stara di sale del Ducato non si era potuta per l'addietro proponere, né che forse così facilmente se ne poteva trattare di proposito come meglio potevano informarci li detti Questori delegati, et che l'urgenza dell'esterminio di detta terra ricercava degna provisione.
Onde ci supplicarno ad ordinare ad uno dei nostri Cancellieri, overo ad altro Ministro, che come nostro delegato con l'assistenza di uno delli Sindici del Ducato andasse quanto prima in detta terra di Viggiù a fare la visita e descrittione del suo stato, de suoi habitatori et del suo territorio. et a pigliare le opportune informazioni sopra le cose esposte nel loro primo memoriale et farcene relatione.
Propostosi il negatio nel Magistrato, con nostre lettere delli 11 marzo 1645, incaricassimo al detto Questor Orrigone nostro collega, che come nostro delegato si transferisse a detta terra insieme con uno dei Sindici del Ducato, visitasse il suo territorio informandosi anco insieme di quelli delle altre Terre della Pieve, et pigliando in formatione delle cose esposte, et che poi di tutto questo che gli fosse risultato ce ne facesse relatione.

In esecutione di qual ordine si transferse il detto Questore Orrigoni alla detta Terra, di compagnia di Giulio Padullo uno delli Sindici del Ducato, alli 18 aprile seguente, et alla sua presenza fece pigliar nota delle case inhabitate in essa Terra descrivendole a una per una, con li nomi, et cognomi delli capi di casa che altre volte le habitavano, dalla quale appare che le case del tutto inhabitate ascendevano al numero di cinquantanove in molte delle quali suolevano habitare più famiglie, oltre diverse altre case in parte dirocate et in parte dishabitate, sendo habitate solamente da uno o due vicini, quelle nelle quali altre volte ne solevano habitare tre o quattro.

Prese ancora le informationi delle cose esposte nel primo memoriale delli Agenti di detta Terra, dalle quali in sostanza risulta che la detta Terra di Viggiù altre volte era florida et abundante del tutto et hora haveva mutato faccia.
Che avanti il contagio faceva più di 300 fuochi et di presente sono ridotti solamente a 130 in circa.
Che il Territorio di detta Terra sarà di pertiche 9000 circa dei quale ne sarà infruttifero più delli due terzi, consistendo la maggior parte in boschi, monti precipitosi, valli, brughere et selve
Che dalli boschi se ne cava poco o niente per esser fatti forti et habitati da luppi
Che il terreno lavorativo consiste in vigna, campi et prati
Che l'uno anno computato con l'altro si faranno brente 1000 di vino, ma che del grano grosso et minuto non se ne farà per tre o quattro mesi dell'anno
Che altre volte si cavava più di 1000 scudi d'utile l'anno da Calcina, et di presente non potersi cavare un soldo per non potere andare a volta gli huomini per i debiti della terra
Che per il passato vi erano più di 50 cavallanti che andavano ai mercati con la calcina, et conducevano del grano sopra le montagne, et hora essere ridotti solamente a sette, et essere cessato del tutto il traffico per i debiti della Comunità
Et finalmente che in detta Terra non si fa Mercato, né transito de forestieri.
Il Console del luogo di Cazzone con Ligurno della stessa Pieve di Arcisate presentò una comparitione nella quale impugnava la pretensione della detta terra di Viggiù, allegando che altre voltre sia stata scaricata per stara 38 di sale in riguardo che in essa vi fossero molte case inhabitate et fuochi estinti, et che li detti stara 38 di sale siano stati posti a carico delle terre del Ducato.
Per il che dimandava di dare ripulsa alla dimanda di detta terra di Viggiù, et ove perseverasse in essa, di ordinare che fossero citate tutte le Terre interessate.
Similmente il Console della Terra di Saltra della medema Pieve presentò una comparitione nella quale adduceva che quando la sodetta terra di Viggiù meritasse qualche detrattione de carichi per essere inhabitata e rovinosa, la meritava maggiormente essa terra di Saltra, stando che da 20 anni a dietro era de fuochi 45 con le persone che sostenevano li carichi et alloggiamento de soldati et hora non trovarsi ne manco la metà, compresi li pigionanti et donne et quelli che sono in una sol persona in casa, si che li carichi vengano sostenuti da otto sino a 10 fuochi o casone, et dimandò che delle predette cose se ne pigliasse informatione.
Ancora il Console della terra di Quasso in nome delle terre di detta Pieve di Arcisate con suo memoriale impugnò la pretensione della detta Terra di Viggiù e dimandò non doversegli concedergli esecutione alcuna, che prima non fossero citate e sentite le dette Terre.

Riferto il negatio nel Magistrato per potere più accertatamente deliberare sopra la dimanda di detta terra di Viggiù, con nostro decreto delli 4 aprile prossimo passato ordinassimo che li sindaci del Ducato vedessero le scritture fatte in detta Causa et ce ne facessero relatione.
I quali Sindaci in esecutione di detto nostro ordine ci presentorno una informatione con il loro parere del tenore seguente Et essendosi di novo il tutto proposto nel nostro Tribunale, et considerato con quell'attentione che si doveva, havuto anco riguardo alla quantità dei debiti che la detta Terra di Viggiù tiene si verso diversi particolari privati per causa de censi e fitti decorsi in somma di lire 80 mila in circa, come verso li Commissari del Ducato per causa dei carichi imposti per il passato in somma di lire 32.264 soldi 2, denari 5 i quali non ha potuto pagare per il mal stato nel quale si ritrova, causato dall'aggravio delli stara di sale nei quali si trova tassata.

Siamo venuti in parere di farne relatione a V. E. e dirle il nostro sentimento essere che può restare servita di commandare (acciò che la detta terra non fornisca di rovinare con danno di tutto il Ducato) che la quota dei stara di sale tassatigli si riduca al numero di 90 in tutto per adesso, et per modo di provisione, et che alla rata di detta riduttione si riducano ancora i debiti di detta Terra, overo si debba liberare dal pagamento di essi per la quota parte dovuta al Ducato.
Con che però paghi il restante nel termine di quattro anni ripartitamente la quarta parte ogni anno, oltre l'importanza dei carichi correnti, et questo in qualunque caso senza pregiudicio delle altre Terre della detta Pieve.

Si rimettiamo non di meno al prudentissimo giudicio di V. E. alla quale facciamo riverenza.

Milano li 27 giugno 1647 Di V. E. Divotissimi Servitori

Il Presidente e Maestri delle Regie Ducali entrate ordinarie dello Stato di Milano

Franciscus Casanova

Sul retro:
1647 10 Ottobre
Sua Eccellenza si conforma col parere del Magistrato il quale darà tutti gli ordini necessarj per 1' essecutione
Platone


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