Storia di Viggiù - 2. Il Cristianesimo




Il Cristianesimo
La prima Chiesa di Viggiù (S. Martino)
Il Cenobio cluniacense di S.Elia
La Chiesa di S. Siro
Il Vescovo Giordano di Clivo
I feudatari.

Dalle lapidi scoperte ad Arcisate, Azzate, Velate, ed in altri luoghi nel Varesotto si conosce come il Cristianesimo facesse da noi i primi proseliti tra le file dei soldati e tra il popolo; e Plinio difendeva allora per scuso di libera parola e di giustizia il nascente costume cristiano.


La nuova fede, diffusa col sangue di tanti martiri e sostenuta poi dall’imperatore Costantino (coll’editto del 3I2 d.C.) doveva cozzare e vincere gradatamente gli ultimi resti della idolatria che sopravviveva nelle valli e nelle montagne delle Alpi.
La profonda trasformazione spirituale di quell’agitato periodo del decadimento politico dell’Impero (dal IV. al VI, secolo d.C.) andava determinando il totale disfacimento del Paganesimo: il Cristianesimo trionfava ed una muova civiltà sorgeva in tal modo dal generale, completo rinnovamento. E sembra che, mercè, l’evangelizzazione di S. Giulio e Giuliano, dalla parte di Varese, di S. Felice ed Abbondio - dalla parte del Comasco - nella nostra plaga fosse nel IV Sec. d.C. - professata la nuova religione, come risulterebbe dalle due iscrizioni latine trovate ad Arcisate.


Risulta pure, che sul Colle di S. Martino qualche secolo dopo, sul posto dove forse sorgeva un tempio, sia stata costruita la prima chiesa cristiana di Viggiù.

Di questa chiesa, la cui abside modesta testifica l’antichità, si hanno sicuri accenni fin dal X. sec. ivi officiando i cappellani mandati dalla Canonica di Arzizate (Arcisate).

E' tradizione ormai comprovata che su questo colle siano stati trovati nei passati tempi monete, armi e urne romane (ne parla N. Sormani della Collegiata di Milano in un suo libro edito nel I728) ed ancora è visibile un coperchio di tomba romana in cima al colle.
È pure tradizione che il paese sorgesse anticamente intorno a questo colle e alla contigua Pescina e poco alla volta si trasferisse nella conca ove è ora e più precisamente sotto l’Orobia nell’abitato comprendente la parte settentrionale del paese, come ne fanno fede specialmente diverse costruzioni che risentono dell’epoca romanica e diversi affreschi del 1400 tuttora esistenti su certe pareti di case della detta zona.


Intorno all’ XI secolo si andava sviluppando anche in Lombardia (fino al XIV.) l’Ordine o congregazione cluniacense, quale riforma dell’ordine monastico, ed al quale appartennero molti uomini eminenti dell’epoca fra cui Gregorio VII.

Uno di questi cenobi o dipendenze cluniacensi venne fondato pur da noi sul colle di S. Elia.
L’obbedienza cluniacense di S. Elia può darsi che fin dal XIV. sec. siasi conglobata con qualche vicina istituzione monastica (francescana od altra) che andava sorgendo allora come se ne avevano a Ganna o Voltorre.

Dell’antico cenobio più nulla rimane a S. Elia; l’attuale chiesa non è l’originaria ma di costruzione posteriore; scavando attorno a quella esistente si possono trovare forse ricordi del pristino ordine cluniacense.


Della stessa epoca è la Chiesa di S. Siro, alla frazione Baraggia nel cui interno si ammirano ancora affreschi del 1300 e del 1500 di autore ignoto.


Nel frattempo il nostro paese ebbe a soffrire devastazioni e guasti di terre in occasione della terribile guerra decennale (1118 - 1128) tra Como e Milano secondata dal vescovo Giordano di un casato di Clivio.
Questa lotta fratricida, che fu l’inizio della lunga inimicizia fra le due Città, divampò ostinata, terribile in quegli anni e coinvolse tutta la nostra plaga, la zona del Ceresio, il Mendrisiotto ed il Comasco.
Ma tralasciamo questi dolorosi ricordi di lotte intestine che funestarono i Comuni Lombardi in quell’epoca e che pur toccando di scorcio il nostro paese, non interessano direttamente la storia locale.

Per questa dirò che nelle guerre, nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini, tra Torriani e Visconti dovette seguire sempre la sorte del feudatari dai quali dipendeva e cioè dei conti di Castel Seprio (fino al 1149) e poi del Capitolo Metropolitano di Milano fino al 1484.


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Testo tratto da "Viggiù nella Storia e nell'Arte" di Francesco Caravatti (agosto 1925)
pubblicato la prima volta su ViR nel giugno 1997
riedito e aggiornato nella veste grafica: luglio 2021
Edit by TaSa



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