L'associazionismo
L'associazionismo e la scuola d'arte
a) La Società di Mutuo Soccorso
Con l'avvento dell'Unità d'Italia, nello statuto del regno si proclama il diritto di associazione.
Così, sotto la tutela dello Statuto Albertino, anche tra gli imprenditori viggiutesi, trovò terreno fertile l'associazionismo.
A partire dal 1 Gennaio 1862 durante una pubblica adunanza presso la chiesa della Madonnina, 177 persone fondarono una società col titolo di "Mutuo Soccorso fra gli Operai"; in tale riunione si nominò una rappresentanza provvisoria per stilare un regolamento che 25 Maggio fu approvato dalla maggioranza dei soci.
Le somme erogate per aiutare gli operai sottoposti quotidianamente a pericoli e incidenti crearono subito difficoltà alle finanze della neocostituita associazione non bastando le poche rendite a coprire i sussidi concessi agli associati.
Nel successivo 1865, il conte Renato Borromeo donava alla "Società di Mutuo Soccorso degli Operai di Viggiù" un terreno con l'obbligo per la Società di erigervi un edificio da utilizzare per i propri bisogni entro il perentorio termine di due anni.
Stemma dei Borromeo-Arese, Villa Borromeo - Viggiù
Foto di autore non citato tratta dal libro "Picasass".
Nel luglio del 1866 venne presentato il progetto prontamente approvato dall'amministrazione.
Due anni dopo, il 17 giugno 1868, in risposta ad una richiesta di informazioni del sottoprefetto di Varese circa la Società Operaia di Viggiù, si precisò che:
Dallo stesso documento si apprende che:
"La Società trovasi ora in possesso della rendita di L. 175 annue in Cartelle del debito pubblico, facendo osservare alla S.V. Ill.ma che l'Assemblea Generale tenutasi nel 1866 ha deliberato la costruzione di una casa portante il nome Casa della Società Operaia allo scopo di servirsene più tardi per l'istituzione di una scuola di disegno... la spesa di detta casa venne sostenuta, la maggior parte, dalla Società stessa.
La casa si può considerare del valore di L. 12.000 circa."
b) La scuola di disegno
In seguito la richiesta di manodopera crebbe notevolmente e con essa l'esigenza di aver del personale sempre più qualificato tanto da far osservare ai consiglieri comunali come Viggiù avesse un assoluto bisogno di una scuola di disegno gratuita, in quanto ritenevano essere il disegno indispensabile a divenire buoni artisti.
Il progetto per la creazione di una scuola comunale di disegno era già passato sul tavolo del consiglio comunale.
Infatti nell'agosto del 1864 Pietro Avanzini comunicava alla giunta municipale la sua volontà di "voler elargire, per quattro anni, la somma di cento franchi affinché in paese si potesse aprire una Scuola Comunale di Disegno per impartire una regolare istruzione degli elementi delle Belle Arti ad una gioventù per indole e per abitudine tutta dedita all'esercizio di queste arti".
Finalmente il primo febbraio 1873, con l'apertura dell'anno scolastico, venne dato inizio alla Scuola di Disegno d'ornato e di architettura.
Gli allievi potevano sviluppare le loro capacità disegnando copie di opere di Francesco Hayez, Giovanni Albertolli e di altri artisti.
Altro materiale didattico era costituito da doni fatti da artisti viggiutesi: opere d'ornato di Stefano Argenti, di Carlo, Domenico e Giuseppe Bottinelli, di Guido Butti, e di uno studio di animali di Giuseppe Buzzi.
Alla fine di ogni anno scolastico veniva rilasciata una menzione onorevole agli allievi più distinti e molti di loro vennero premiati alla Regia Accademia di Belle Arti in Milano.
La scuola era vigilata da una Commissione composta di 5 membri e da un Segretario, eletti annualmente dal Consiglio Centrale della Società Operaia; tutte le spese erano fatte dal Segretario secondo le istruzioni che riceveva dalla Commissione.
Al segretario veniva corrisposto uno stipendio annuo di trecento lire, mentre mille lire era il costo annuale dei maestri e centoventicinque lire quello del bidello.
c) Il successo della scuola d'arte
Dieci anni dopo il numero degli scolari era raddoppiato: 180 nel 1890 (di essi 102 alunni erano di Viggiù, 56 provenivano da altri paesi italiani e 12 erano stranieri).
Di essi 73 frequentarono il corso di disegno detto da contorno, 17 da gesso, 24 da architettura, 23 da fotografia, 16 parteciparono al corso di plastica (ritenuto questo necessario, tanto che in quell'anno venne istituita una classe sperimentale per vedere se fosse possibile e opportuno compiere lo studio dell'ornamento modellando piuttosto che disegnando).
Nel quinquennio 1892-96 vennero licenziati 115 allievi, ottanta di loro eserciteranno in seguito per proprio conto un'arte od un'industria, ventotto troveranno un'occupazione in opifici industriali e simili, sei proseguiranno gli studi ed uno solo svolgerà una diversa professione da quella appresa.
L'attestato rilasciato era riconosciuto dall'Accademia di Brera per l'ammissione ai Corsi Artistici ed Artigianali.
Ai corsi di disegno e plastica per marmisti, nel 1906, con l'aiuto del Ministero dell'industria, venne aggiunta una sezione pratica per l'insegnamento della scultura e dell'intaglio in marmo e pietra.
L'aggiunta di quella sezione pratica obbligò alla stesura di un nuovo Statuto-Regolamento e di nuovi programmi d'insegnamento.
Per regolamento nel laboratorio pratico per lo studio del taglio, dell'intaglio, e della scultura dei marmi e delle pietre erano ammessi solo gli alunni della Scuola che avessero dato prova di capacità e volonterosità.
Le lezioni si tenevano per undici mesi all'anno, dal 15 gennaio al 15 dicembre, coll'orario in uso nei laboratori del paese.
Gli studi e i lavori in marmo restavano di proprietà della Scuola.
In caso di vendita veniva devoluto all'alunno esecutore il 50% degli utili netti.
d) I corsi
L'insegnamento era così suddiviso:
Corso preparatorio |
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Piano e riquadrature - Modanature - Lavori elementari da scalpellino. |
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Corso di squadratura |
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Classe Ia |
Classe IIa |
Corso ornatisti |
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Classe Ia |
Classe IIa |
Corso di esecuzione statutaria |
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Classe Ia |
Classe IIa |
Molti dei giovani usciti dalla Scuola di Disegno verranno impiegati nei lavori assunti in quei decenni dagli imprenditori e proprietari di laboratori e cave viggiutesi.
Già nel secolo XIX le maestranze viggiutesi erano sparse nei più importanti cantieri aperti nel regno Sardo e nel Lombardo Veneto.
In Piemonte, ad esempio, si affaccendarono nella costruzione di edifici religiosi quali
la Cappella della Sacra Sindone nel duomo di Torino,
i templi della Consolata, di San Carlo, San Francesco da Paola, San Giulio, Gran Madre di Dio, la cappella di Palazzo Reale, la Mole Antonelliana;
di edifici civili: il Palazzo Carignano, la Stazione di Porta Nuova.
In Lombardia dei cimiteri di Pavia e Monza (in questa città scolpirono i monumentali Leoni che ornano i fianchi del ponte sul Lambro), di ville: Munster a Somma Lombardo, Prandoni a Bellagio, d'Este a Cernobbio, Ponti a Varese e sempre in questa cittadina l'Arco Mera.
A Lugano dei palazzi: Federale e delle Dogane.
A Ginevra del monumento al duca di Brunswick, alla cui esecuzione, tra il 1873 ed il 1879, parteciparono oltre duecentocinquanta marmisti di questa zona.
La "Rosa Comacina", firma degli scalpellini viggiutesi
Foto di autore non citato tratta dal libro "Picasass".
A Milano furono coinvolti nella costruzione della Stazione Centrale, del Famedio al cimitero Monumentale, del Casino dei Nobili, del Grand Hotel Milan, dei palazzi Settentrionali e Meridionali che circondano la piazza del Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele.
In tutto questo "lavorerio" gli imprenditori viggiutesi e le loro maestranze furono quotidianamente a contatto con i più importanti architetti del tempo.
e) Società di Cooperazione fra gli Operai Marmisti
La costituzione di tale Società fu un episodio eccezionale nella storia economica del paese.
Gli imprenditori associandosi evitarono delle disastrose concorrenze, e più tardi, coinvolgendo anche quelli dei vicini comuni di Saltrio e di Brenno Useria, esclusero antagonismi di mercato tra i paesi.
Non da meno furono gli operai viggiutesi: martedì primo gennaio 1889 costituirono una società che prese il titolo di Società di Cooperazione fra gli Operai Marmisti.
Essi si prefiggevano di impiantare un laboratorio per l'esecuzione di lavori d'ogni genere dove, principalmente i giovani provenienti dalla Scuola di Disegno, potessero diventare periti nell'arte, di procurare lavoro ai soci operai sia nel Laboratorio Sociale che altrove, di sussidiare in proporzione ai fondi disponibili i soci che cadessero infermi per infortunio causato da lavoro.
Qualsiasi altro scopo specialmente quello politico, era assolutamente vietato.
Il socio effettivo otteneva così lavoro nel Laboratorio e nella Cava Sociale o ad essere occupato altrove per cura della Società e prendeva parte nella divisione degli utili sociali.
Col 1 gennaio 1894, sempre allo scopo di formare distinti e provetti operai ed occupare i disoccupati, la Società prese in affitto una cava di pietra di Viggiù.
Già nel suo primo anno di costituzione la Cooperativa acquisì lavori in numero considerevole; anche per molti soci ebbe dell'inspiegabile la quantità, e ciò forse perché in quegli anni i termini cooperazione, lega, unione sociale erano considerati ancora come una irrealizzabile utopia.
Vent'anni dopo, quella che fu una delle prime Cooperative della Lombardia ed in particolare dell'allora provincia di Como, contava 160 soci effettivi e 3 onorari.
Sul finire del 1908 la Cooperativa costruì un proprio Laboratorio Sociale, con deposito di marmi grezzi e lavorati, nei pressi della stazione ferroviaria di Piamo (a 300 metri), e ciò per comodità ed economia nei trasporti.
In quei suoi primi vent'anni di vita si guadagnò una medaglia d'oro all'Esposizione di Como ed un'altra d'argento assegnatale per meriti dal Consiglio Provinciale.
Ciascun Socio doveva essere iscritto alla rispettiva Lega di mestiere aderente alla Camera di Lavoro di Varese e ciò in seguito alla triade indispensabile a favore dell'operaio: Mutualità, Cooperazione, Resistenza, informandosi alla Direzione Generale, alla Lega Nazionale delle Cooperative italiane ed alla Mutualità e Cooperazione del Lavoro a cui la cooperativa viggiutese era aggregata.
Nel 1912 (18 agosto) fu costituita legalmente con l'approvazione del tribunale di Varese con il nome di Società Cooperativa Marmisti di Viggiù; venne fissato il valore delle azioni (lire 40) e la durata della società (25 anni).
In seguito la ragione sociale venne modificata in Società Anonima Cooperativa Operai Marmisti ed Affini, con sede sociale in via Garibaldi (attuale via Roma) ed aumentando la domanda di lavori ebbe pure una succursale, con laboratorio e punto di vendita, a Cassano Magnago.
f) La Società di Mutuo Soccorso oggi
La Società di Mutuo Soccorso (SOMS) esiste ancora oggi a Viggiù e pur se nel tempo molte cose sono cambiate, partecipa attivamente alla vita civile ed è impegnata in prima linea nella promozione culturale sul territorio viggiutese organizzando corsi, mostre, spettacoli; conserva e cataloga il patrimonio di documenti e gli innumerevoli modelli, disegni, bozzetti degli allievi della scuola d'arte... sempre fedele ai principi che ne ispirarono la nascita.
Ancora oggi, la SOMS, offre servizi di mutua assistenza ai soci ed altro che potrete scoprire visitando il sito ufficiale dell'associazione: SOMS Viggiù 1862
La facciata della sede "SOMS 1862" di Viggiù, vista da angolazioni diverse
Foto di Giuseppe Antognazza.
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Testo (tranne l'ultimo paragrafo) tratto da:
"PICASASS:
Storia del mestiere e degli uomini che hanno fatto la storia di Viggiù"
a cura di Gottardo Ortelli
con testi di Beppe Galli, Gianpiero Gattoni, Giovanni Radice
Macchione Editore - Varese, 1995
- Testo Pubblicato per la prima volta su ViR il 06-1997 -
- Aggiornato a novembre 2021 by tasa -
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