Artisti: le Biografie




Martino Longhi (il giovane) - pagina 2


Per conto del primo (P. Maccarani, ndr), il Longhi aveva già realizzato l'altare maggiore di S. Maria dell'Umiltà, nello stesso rione Trevi, tra il 1643 e il 1646, secondo quanto si deduce dalle cronache del monastero.

S. Maria

Martino Longhi il giovane, S. Maria dell'Umiltà, interno e Altar maggiore
Foto di Gottardo Ortelli tratta da "i Longhi, una famiglia di architetti..."
Tutte le immagini in b/n di questa pagina, ove non diversamente specificato, sono tratte dal libro citato.
Tutte le foto in b/n, ove non diversamente specificato, sono di Gottardo Ortelli.

L'unica fonte contemporanea ad attribuirne la paternità al Longhi è F. Martinelli(4), che annota: "l'altar maggiore fatto da Signor Paolo Maccarani è disegno di Martin Lungo.
L'Assunta in cima di esso è pittura di Antonio della Cornia. L'angeli che tengono la Madonna in campo ametisto di metallo con l'angeli che la scoprono di marmo sono opera di Orfeo Boselli".

In uno spazio piuttosto esiguo il Longhi inserì una notevole quantità di elementi cromatici e decorativi, tra cui quattro colonne romane di giallo antico brecciato; la composizione tende a creare una dilatazione dello spazio tramite il multiforme aggetto della trabeazione marmorea sovrastante i capitelli corinzi.
In luogo dell'attuale quadro ottocentesco, il partito tra le due colonne laterali era occupato da una grata che dava sul retrostante coro.

Nel 1640 si decise la ricostruzione della chiesa di S. Giovanni Calibita presso l'isola Tiberina.
Anche se comunemente si ascrive la facciata a L. Barattoni, che la eseguì nel 1771, da una lettera del 4 maggio 1644 si apprende che il priore p. G. Catalano aveva chiesto ai religiosi "se si dovesse eseguire il disegno della facciata della nostra chiesa fatta dal Sig. Martin Lungo con l'elemosina che ha promesso il Sig. Durante Ferrati(5)".
Il disegno per la pianta della facciata(6) presenta l'unico esempio, nell'attività del Longhi, di una opzione per la linea curva concava, forse in linea con quanto aveva proposto F. Borromini nelle sue opere di poco antecedenti.

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Chiesa di San Giovanni Calibita, a Roma, nel rione Ripa.
foto di Croberto68 tratta da en.wikipedia.org rilasciata con licenza Commons

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San Giovanni Calibita
disegno a matita blu di Giuseppe Vasi (27 agosto 1710 - 16 aprile 1782) tratto da wikidata.

Nel 1645 fu interpellato, insieme con O. Torriani, per una perizia sulla stabilità della torre dei Conti.
Lo scritto(7) suggerisce la demolizione e la ricostruzione di alcuni punti particolarmente pericolanti e svela una notevole precisione nelle prescrizioni, oltre a riferimenti a Vitruvio, che supportano un giudizio negativo sull'architettura medievale.

Dello stesso anno è il Discorso di Martino Longhi delle cagioni delle ruine della facciata, e campanile del famoso tempio di S. Pietro in Vaticano: de gli suoi rimedij e delle ragioni (Roma 1645), composto in seguito al tentativo di costruire due torri ai lati della fronte di S. Pietro, intrapresa da G. L. Bernini, e alla successiva interruzione per complicazioni strutturali; furono chiamati a intervenire diversi architetti fra cui G. Rainaldi, Bernini e Borromini e lo stesso Longhi.
Nello scritto egli sostiene la rifondazione del campanile con dovizia di particolari sugli errori commessi all'origine della costruzione, contrariamente a quanto suggerito da Borromini, favorevole alla demolizione del campanile.

Epilogismo

Martino Longhi il giovane, Discorso delle cagioni..., - 1645

Tra il luglio 1649 e l'aprile 1650 è documentato un intervento del Longhi, limitato alla verifica e stima, con l'aggiunta di alcuni suggerimenti tecnici, nel cantiere della chiesa di S. Nicola da Tolentino, dove si svolgevano lavori di ricostruzione dal 1621(8).
Nel luglio 1650 gli subentreranno in questo incarico G. M. Bolina e P. Ferriero.
Il Longhi si occupò, stando ai documenti, delle strutture murarie del coro, della sagrestia e del giardino e dei lavori di ornamento realizzati da Jacopo Vaina Fontana, stuccatore.

S. Nicolò

Martino Longhi il giovane, Facciata di S. Nicolò da Tolentino
incisione di D. De Rossi 1721

Del 27 febbraio 1653 è un contratto per i lavori, secondo il progetto del Longhi, nella chiesa di S. Adriano al Foro, distrutta nel 1933 per il ripristino della Curia romana(9).
Si tratta dell'unico interno che si possa attribuire con certezza al Longhi e che permette di apprezzare i caratteri di originalità congiunti a una coerenza espressiva che denotano una indubbia raffinatezza.
La navata era scandita da pilastri collegati da archi fino all'accentuazione dell'area presbiteriale, dove il Longhi optò per una cupola di forma ellittica.
La ricostruzione dell'interno è stata possibile grazie alle foto conservate al Gabinetto fotografico nazionale.

S. Adriano

Chiesa di S. Adriano al Foro, interno (Bibl. Herziana, Roma)

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S. Adriano

Chiesa di S. Adriano al Foro, pianta
(rilievo eseguito in occasione del Concorso Clementino del 1762).

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S. Adriano

Chiesa di S. Adriano al Foro, sezione (rilievo eseguito in occasione del Concorso Clementino del 1762).

L'ultima realizzazione di cui si hanno notizie certe risulta essere l'altare maggiore di S. Carlo ai Catinari.
L'opera era stata precedentemente intrapresa da G. Rainaldi e F. Peparelli per il gran connestabile del Regno di Napoli Filippo Colonna principe di Paliano, che ne aveva imposto il completamento nel suo testamento del 26 marzo 1639.

S. Girolamo

S. Girolamo della Carità, facciata (attribuita anche a D. Castelli) 1669.

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S. Girolamo

S. Girolamo della Carità, veduta della facciata.

Nel 1655, dopo la morte di Rainaldi, l'erede del Colonna, il principe Girolamo, allora cardinale, affidò l'impresa al Longhi.
La fonte contemporanea più attendibile, Martinelli (p. 31), riporta che "l'altar maggiore è disegno di Martino Lungo giovine, fatto fare dai Signori Colonnesi: le statue che vi sono di marmo, e li modelli degli angeli gettati di metallo da P. Pasqualini [...] sono del suddetto O. Boselli".
L'elemento dominante e più vistoso è la targa con su scritto "Humilitas" in grandi caratteri posta al di sopra di un timpano ricurvo spezzato; la decorazione ospita, in armonia con la poetica barocca, figure allegoriche, angeli che sostengono drappi, teste di cherubini; il tutto fa da cornice alla grande pala di Pietro Berrettini da Cortona con S. Carlo tra gli appestati.

S. Girolamo

S. Girolamo della Carità in un'incisione di G. Vasi del 1770

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S. Girolamo

S. Girolamo della Carità, particolare.

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S. Girolamo

S. Girolamo della Carità, particolare.

Il Longhi morì a Viggiù, presso Varese, il 15 dicembre 1660, secondo i documenti del locale archivio parrocchiale, e non nel 1656 o nel 1657, date riportate rispettivamente da Passeri e da Pascoli.


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LONGHI, Martino, il Giovane
di Gianluigi Lerza - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005) https://www.treccani.it/enciclopedia/longhi-martino-il-giovane_(Dizionario-Biografico)



Note

(4) p. 96
(5) Roma, Arch. gen. Fatebenefratelli di S. Giovanni Calibita, Registro congreg. 1631-1663
(6) Vienna, Graphische Sammlung Albertina, Coll. mappe, XVI, n. 356
(7) Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 11257, c. 85r
(8) Arch. di Stato di Roma, Agostiniani scalzi in Gesù e Maria al Corso, b. 273, f. 714:
Fabbrica della chiesa e convento fatta dalli religiosi dall'anno 1649 al 1663, cc. 1-7, 13-15, 121-123
(9) atto del 27 febbr. 1653 in Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Ufficio 12, voLonghi 119, cc. 145-146, 153-154



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