Artisti: le Biografie




Enrico Butti - Schede delle opere 03 e 04


03 - Monumento a Garibaldi (Mi) - 1887-1888


Opera n° 6 del catalogo del 1991
(a cura della classe V [a.s. 96-97] della Scuola Elem. di Viggiù)

Anno di realizzazione: 1887-1888
Soggetto:
Rappresenta Giuseppe Garibaldi a cavallo. Il personaggio è in posizione eretta in sella al proprio cavallo.
Lo sguardo è intenso e scruta lontano. Anche il cavallo guarda nella stessa direzione del cavaliere.

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Enrico Butti: Garibaldi a cavallo, gesso - 1887-1888 - al Museo Butti
Foto del prof. Gottardo Ortelli tratta dal catalogo "Museo Butti" del 1991
(foto già pubblicata nella scheda del 1997)
(p.s. Gottardo Ortelli, noto pittore, è presente nelle biografie)

Annotazioni:
L'opera, in gesso, fu presentata al concorso per il monumento milanese a Garibaldi.
Non fu scelta ma fu ricompensata col terzo premio ammontante a Lire 2.000 dell'epoca, più o meno 3-4 milioni (di lire) di oggi (1997, ndr).

Stile:
In questo bozzetto l'artista non fu molto felice infatti viene considerato un'opera "di mestiere" ovvero un'opera realizzata con padronanza tecnica ma senza molta ispirazione.
Il cavallo "ha una staticità irrisolta" mentre Garibaldi è rappresentato con "una figura massiccia che mal s'intona all'insieme", così si esprime il curatore del catalogo del 1991.

Tecnica:
Butti fu un abile "plastificatore", rappresentante della scultura "per aggiungere".
Il prototipo della statua veniva da lui realizzato in creta, lavorandola con le mani e tenendola fissata ad uno scheletro di ferro.
Dal modello in creta faceva un calco in gesso. Solo in un'ultima fase dall'originale in gesso si ricavavano le copie in bronzo. (M.S.)

Un po' di storia:
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza il 4 luglio 1807.
A 15 anni cominciò a navigare come mozzo. A 25 era già capitano di navi mercantili e si iscrisse alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini.
Partecipò ad alcuni dei Moti mazziniani ma, visto che erano inutili ed essendo inoltre ricercato dalla polizia piemontese, si recò nel Sud America dove lottò contro gli spagnoli per l'indipendenza di quei popoli.

Nella II Guerra di Indipendenza (1859) fu comandante dei "Cacciatori delle Alpi" e coi suoi uomini vinse gli austriaci a Varese ed a San Fermo.
Successivamente strappò Como, Lecco, Bergamo e Brescia dalle mani degli austro-ungarici.

Dopo l'unificazione dell'Italia settentrionale scoppiò una rivolta a Palermo.
L'insurrezione non ebbe successo ma spinse i siciliani in esilio in Piemonte a chiedere a Garibaldi di sbarcare in Sicilia con un gruppo di volontari.
Garibaldi accettò.
Cavour -primo ministro piemontese- non era molto entusiasta di quest'iniziativa perché Garibaldi, noto per le sue idee repubblicane e mazziniane, gli sembrava non molto affidabile... temeva che se fosse riuscito a sconfiggere i Borboni avrebbe instaurato una repubblica nelle regioni conquistate.
Cavour, infatti, voleva che la gloria ed il merito dell'eventuale conquista del sud fossero del Piemonte e del suo re.
Alla fine, il re (Vittorio Emanuele II) diede segretamente il proprio consenso e l'aiuto del suo Stato alla spedizione di Garibaldi.

Tra maggio e settembre del 1860 occupò Sicilia, Calabria e Campania aiutato oltre che dal proprio coraggio e dalla propria determinazione, anche dalla scarsa combattività di molti generali borbonici (i generali Landi(1), Lanza, Briganti(2), Ghio ecc.).

All'arrivo di Vittorio Emanuele, Garibaldi gli cede le terre conquistate e si ritira nell'isola di Caprera.

Qualche anno dopo tenterà, senza riuscire, di conquistare Roma.

Fu anche membro del parlamento ma disgustato dalla politica si ritirò presto a vita privata nell'isolotto di Caprera citato in precedenza.

Per le sue imprese in America ed in Europa si meritò il titolo di "eroe dei due mondi".



04 - Il Minatore - 1887/1888


Opera n° xx del catalogo del 1991
(a cura della classe III [a.s. 96-97] della Scuola Elem. di Viggiù)


Anno di realizzazione: 1887-1888
Soggetto:
la scultura rappresenta un uomo, un Minatore, che si abbandona esausto dopo una faticosa giornata di lavoro.
La carriola, dove predomina la circolarìtà della ruota di legno, gli fa quasi da "trono", mentre ai suoi pìedi giacciono il piccone e gli altri strumenti di lavoro.

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Enrico Butti: Il Minatore, gesso - 1887/1888 - al Museo Butti
Foto F. Pontiggia tratta da "Bell'Italia" n° 73 -maggio 1992-
Giorgio Mondadori Editore
(foto già pubblicata nella scheda del 1997)

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Enrico Butti: Il Minatore, particolare da altra angolazione
Foto di di Eolo Callegari (già pubblicata nella scheda del 1997)

Annotazioni:
Premiato col "Gran Prix" nel 1889 all'esposizione universale di Parigi;
nel 1893 fu premiato a Budapest e
nel 1894 a Vienna.

Stile:
In quest'opera il Butti conferma il suo amore per un'arte che sappia rappresentare fedelmente la realtà e ciò avviene sia nella scelta del soggetto, il Minatore, che prende spunto dal mondo del lavoro così concreto e faticoso, sia nell' esecuzione.
Si può notare infatti che mentre la parte sottostante della scultura è volutamente lasciata incompleta quasi grezza, la parte superiore, quella del busto delle spalle del collo e del viso dell'uomo, contrasti fortemente per la grande attenzione, precisione della descrizione anatomica e del realismo (non sembra neppure una statua tanto è perfetto e verosimile).
Un'ultima considerazione per quanto riguarda l'espressione di quest'uomo che è davvero intensa.
Infatti, pur essendo il volto di un uomo stanco e sfinito, trasmette un'impressione di profonda concentrazione quasi fosse assorto in meditazione pensosa.

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Enrico Butti: Il Minatore, bronzo - 1887/1888 - Galleria d'Arte Moderna di Milano
Altezza: 166 cm - Larghezza: 185 cm - Profondità: 150 cm Foto di Sailko tratta da commons.wikimedia.org

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Enrico Butti: Il Minatore da altra angolazione
Presso Galleria d'Arte Moderna di Milano
Foto di autore non citato tratta da lombardiabeniculturali.it

Tecnica: Butti fu un abile "plastificatore", rappresentante della scultura "per aggiungere".
Il prototipo della statua veniva da lui realizzato innanzitutto con la creta, lavorandola con le mani tenendola fissata ad uno scheletro di ferro.
Poi del modello in creta faceva il calco in gesso,
solo in un'ultima fase dall'originale in gesso si ricavavano le copie in marmo o in bronzo.

Possiamo quindi dire che pur essendo il gesso un materiale più povero, il "vero" Minatore è quello conservato nel museo di Viggiù e non le sue "copie" in bronzo presenti a Milano.

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Enrico Butti: Il Minatore, gesso originale nel Museo Butti, Viggiù
Foto di Francesco Rizzi tratta da commons.wikimedia.org

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Enrico Butti: Il Minatore, copia in marmo al cimitero di Montevideo
Foto di Edo Coruchet tratta da gluseum.com





Note

(1)
Il gen. Landi morirà per un colpo apoplettico il 28 marzo 1861 quando si accorse che la "polizza" (una specie di cambiale) di 14.000 ducati rilasciatagli da Garibaldi quale compenso per il suo tradimento era stata truccata e ne valeva solo 14.
(2)
Il gen. Briganti venne ucciso dai propri soldati in Calabria perché ordinò alle truppe, che fremevano dalla voglia di affrontare Garibaldi, di ritirarsi senza combattere.




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